Un campo di battaglia che vede combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolati di sei Paesi per il controllo dei giacimenti
Le
cause
Nel 1997 l'Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione (ADFL)
guidata da Kabila ha conquistato Kinshasa e sovvertito la trentennale
dittatura di Mobutu.
Ma nel 1998, ribelli Tutsi, organizzati in gruppi armati, hanno
iniziato una sanguinosa lotta contro le fazioni fedeli al presidente
Kabila, spalleggiato a sua volta dagli eserciti di Angola, Namibia e
Zimbabwe.
E’ stata definita la “guerra mondale africana” che
vede combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolari di sei
Paesi; unica causa il controllo dei giacimenti petroliferi, di
diamanti, oro e coltan.
Una pace solo di facciata
Il processo di pace è iniziato nel Luglio del ’99 con
l’accordo di Lusaka, ma in realtà i combattimenti non
hanno visto un termine nemmeno quando le nazioni coinvolte nel
conflitto hanno ritirato le truppe dal territorio congolese, né
con l’intervento dei caschi blu dell’ONU.
A combattersi sono adesso schiere di ribelli tutsi(appoggiati dagli
eserciti di Ruanda e Uganda) e milizie tribali, affiancate dai
miliziani hutu Interahmwe ruandesi.
Continui aggiornamenti
Cambiamenti di fronte e di alleanze sono la costante: star dietro al
continuo nascere e morire di nuove sigle di gruppi combattenti è
davvero un'impresa.
Soprattutto dalla parte dei ribelli tutsi filo-ruandesi/ugandesi.
Una guerra dai numeri stratosferici
Si parla di almeno 350mila vittime, che diventano 2 milioni e mezzo
contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto.
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